La displasia congenita dell’anca è una malformazione a carattere evolutivo che consiste in un complesso di anomalie di sviluppo e modellamento della testa del femore e dell’acetabolo. Ha origine durante il periodo fetale e se non viene scoperta tempestivamente dopo la nascita può condurre alla perdita graduale dei rapporti tra la testa del femore e l’acetabolo, esitando nei casi più gravi nella lussazione permanente dell’anca, ovvero nella risalita della testa del femore al di sopra della cavità acetabolare.
La malattia displasica è frequente, colpisce fino al 5% dei neonati, prevalente nel sesso femminile ed ha una più elevata incidenza in alcune zone (Valle d’Aosta, Pianura Padana).
Il neonato
L’incidenza delle forme gravi della malattia è attualmente diminuito grazie allo screening neonatale ecografico, ovvero una ecografia di controllo, che si accompagna all’esame clinico del neonato, che si esegue una prima volta attorno al secondo mese del neonato ed eventualmente una seconda volta entro il sesto mese. L’ecografia, esame innocuo per il bambino, evidenzia delle anomalie nella “centratura” della testa del femore causate dalla displasia.
La diagnosi precoce è fondamentale perché, se corretto, può essere solo un difetto “momentaneo”; infatti, il ritardo di formazione dell’acetabolo e della testa del femore può essere compensato dal mantenimento delle gambe del neonato in posizione divaricata verso l’esterno. Questa posizione può essere mantenuta con un doppio pannolino o con un tutore per qualche mese, in attesa del completamento dello sviluppo.
Se la diagnosi è tardiva o è presente una vera e propria lussazione, si eseguono trazioni progressive mediante cerottaggi seguiti da confezione di apparecchi gessati. Nei casi rari di difetto alla nascita grave occorre ricorrere alla chirurgia.
L’adulto
Le conseguenze della displasia congenite nell’adulto dipendono dalla gravità della patologia che ha colpito il paziente.
Nel caso che la malattia abbia causato una vera lussazione, cioè il mancato posizionamento della testa del femore nella cavità dell’acetabolo, è presente una dismetria (diversa lunghezza) dei due arti inferiori, tanto maggiore quanto la testa del femore sarà risalita. In questo caso, negli anni, la testa ha creato con i suoi movimenti in un “nuovo” cotile per permettere la deambulazione. Il dolore all’anca generalmente compare più tardi rispetto ai problemi che possono insorgere al ginocchio o alla colonna vertebrale, che, a causa della displasia, hanno subito dei cambiamenti del loro naturale asse di carico per compensare l’arto “più corto durante la deambulazione. E’ chiaro che l’anca lussata è maggiormente predisposta ad una degenerazione artrosica precoce ma uno stile di vita adeguato (mantenere un basso peso corporeo, evitare sforzi prolungati,..) può allontanare il momento della protesi d’anca.
La terapia
Nel caso che la malattia abbia causato una displasia, cioè una deformazione del femore rispetto al normale per una non corretta crescita dell’osso, ma la testa articoli all’interno dell’acetabolo, la terapia dipende dal grado di artrosi già presente. In caso di cartilagine conservata è possibile eseguire intervento di ri-orientamento della testa femorale e dell’acetabolo (osteotomie). Qualora invece sia già presente la degenerazione artrosica l’unica soluzione chirurgica in caso di dolore invalidante è l’artroprotesi d’anca.
BIBLIOGRAFIA
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- Trousdale RT. Acetabular osteotomy: indications and results. Clin Orthop Relat Res. 2004 Dec;(429):182-7.
Salve a tutti.
Mia moglie è affetta da displasia congenita dell’anca. Nei primi anni di vita le hanno applicato l’uso del divaricatore fino ai tre anni, dopodichè il problema sembrava archiviato. Ora all’età di 28 anni e dopo due gravidanze, il problema si sta rifacendo vivo e i dolori si intensificano di mese in mese. Quali sono i tipi di intevento a cui si dovrebbe sottoporre per risolvere il problema?
Buonasera,
il problema della displasia in giovane età va seguito con attenzione per allontanare il più possibile il momento della protesi, che spesso in qusti pazienti diventa l’unica soluzione al dolore.
Occorre una valutazione specialistica della situazione di sua moglie per valutare il quadro clinico, radiografico, le possibili terapie (artroscopia, viscosupplementazione, fisiokinesiterapia… )
Cordiali Saluti
Fabrizio Rivera
Siamo stati da due ortopedici specialisti:
il primo ci ha consigliato, nel breve periodo, un intervento di tettoplastica;
il secondo, in alternativa, ci prospettava un intervento di osteotomia tipo Chiari.
Raggiungono entrambi i medesimi obiettivi?
Quale dei due interventi è il più efficace?
Quale il meno invasivo?
Quale il più consigliato?
Sono entrambe tecniche chirurgiche che mirano ad aumentare la copertura della testa femorale, poichè un’anca displasica presenta una minore superficie articolare a contatto con la superficie articolare del cotile. La maggiore o minore efficacia dipende anche dalla confidenza del chirurgo con l’una o l’altra tecnica.
Cordiali Saluti
Ho 59 anni sono affetta da displasia all’arto superiore sinistro.Dopo aver subito 2 fratture in seguito a banali movimenti,per un lungo periodo non ho accusato alcun dolore.Da circa un mese accuso un dolore fortissimo all’arto simile alla scoperta della malattia.Gradirei sapere se ci sono dei farmaci che possono attutire questi fastidiosi dolori!!! ringrazio e saluto.
Buongiorno,
difficile comprendere di che malattia si tratti ma se ha avuto in passato delle fratture spontanee occorre capire la natura del suo dolore comparso recentemente eseguendo delle radiografie.
Cordiali Saluti