La protesi d’anca

La protesi d’anca rappresenta l’unica terapia possibile in caso di degenerazione avanzata dell’articolazione.

Si tratta della sostituzione chirurgica della testa del femore e dell’acetabolo con componenti artificiali in modo da riprodurre il più fedelmente possibile tutti i movimenti dell’articolazione affetta.

La protesi è composta da diversi componenti:
• il cotile, a forma di coppa, che sostituisce l’acetabolo, viene inserito a diretto contatto con l’osso.
• l’inserto del cotile, viene fissato alla faccia esterna del cotile e costituisce una delle due superfici articolari della protesi poiché, essendo concavo, “accoglie” al suo interno la testa femorale fissata allo stelo.
• la testa femorale (o “testina”, essendo sempre di dimensioni minori della testa femorale “originale” ma usurata dall’artrosi dell’anca), viene fissata allo stelo e, sferica, articola con l’inserto del cotile.
• lo stelo che si inserisce all’interno del canale femorale e si integra con l’osso; nella sua porzione prossimale viene fissata la testa protesica.
L’intervento di artroprotesi d’anca, eseguito di routine nei centri specializzati, prevede infatti l’eliminazione della cartilagine consumata all’interno dell’acetabolo, mediante tecniche di preparazione dell’osso che ospiterà il cotile, ed il posizionamento del cotile al suo interno in modo che vada a “rivestire” la vecchia superficie. La seconda fase dell’intervento prevede l’asportazione della testa femorale consumata ed il posizionamento all’interno del canale femorale dello stelo che articolerà con il cotile formando la nuova articolazione.

In questo caso si tratterà di artroprotesi totale d’anca, da differenziarsi dall’artroprotesi parziale o endoprotesi, che prevede solo la sostituzione della testa femorale. L’intervento di endoprotesi è indicato in caso di fratture del collo del femore quando la superficie cartilaginea è ancora sana ma l’osso fratturato difficilmente guarirà; è sufficiente allora la sostituzione solo della parte fratturata, cioè del collo e della testa femorale, con uno stelo la cui testa articolerà con l’acetabolo sano.

Componenti della protesi d’anca (cortesia Gruppo Bioimpianti)

MODELLI PROTESICI

Dal 1960 ad oggi il disegno ed i materiali di costruzione delle protesi hanno avuto una crescente evoluzione.

I numerosi modelli oggi a disposizione del chirurgo ortopedico si dividono in due grandi gruppi: le protesi cementate, la cui fissazione all’osso ospite avviene mediante il cemento, e le protesi non cementate, la cui fissazione avviene per diretta integrazione dell’osso ospite alla superficie protesica.

La scelta del modello varia a seconda della qualità dell’osso ospite, dell’età del paziente e dall’esperienza del chirurgo.

Per quanto riguarda il cotile la maggior parte dei chirurghi ortopedici scelgono attualmente l’impianto non cementato, per il quale l’immediata stabilità è data dal “contatto per punti” (press-fit) o “pressione” sull’osso circostante. La scelta dello stelo dipende invece dalla qualità dell’osso: in caso di osso osteoporotico (cattiva qualità dell’osso) è consigliabile la scelta di un’impianto cementato.

Un’ulteriore differenziazione tra i diversi modelli di artroprotesi d’anca utilizzate oggi è data dai diversi materiali di accoppiamento testa femorale-inserto del cotile: le diverse possibilità prevedono metallo-polietilene, ceramica-polietilene, ceramica-ceramica e metallo-metallo. Le ultime due possibilità hanno dimostrato un’usura minore nel tempo rispetto alle prime due ragion per cui sono utilizzate in pazienti giovani, ad elevata richiesta funzionale.

Per le loro caratteristiche di resistenza meccanica, inoltre, gli accoppiamenti ceramica-ceramica e metallo-metallo permettono l’utilizzo di teste femorali più grandi, consentendo una maggiore articolarità dell’anca operata.

Cotile non cementato (press-fit) impiantato in osso sintetico (cortesia Gruppo Bioimpianti)

Cotile con inserto in ceramica

LA FISIOCHINESITERAPIA

SCARICA QUI LA GUIDA PER IL PAZIENTE ALL’INTERVENTO DI ARTROPROTESI D’ANCA: CONSIGLI PRE-INTERVENTO, DIETA, RICOVERO, ESERCIZI DI FISIOCHINESITERAPIA, POSTURE DA EVITARE DOPO L’INTERVENTO.

GUIDA PER IL PAZIENTE – PROTESI D’ANCA

 

COMPLICANZE

Nonostante l’intervento di artroprotesi d’anca, se eseguito da chirurghi specializzati, rappresenti la soluzione al problema del dolore artrosico e nella grande maggioranza dei casi esiti in successo, come tutti gli interventi di chirurgia può comportare problemi che necessitano il proseguimento delle cure.

L’evento immediato più spiacevole è rappresentato dalla lussazione delle componenti. In questo caso la testina protesica “esce” dalla sua sede (il cotile) per un movimento dell’articolazione. Per questo motivo i pazienti sono istruiti ad evitare i movimenti a rischio di lussazione per le prime settimane post-operatorie, in attesa che i tessuti intorno all’impianto cicatrizzino.

Anche se viene sempre eseguita una profilassi antibiotica peri-operatoria l’incidenza di infezione è molto bassa ma può richiedere, nel caso, la prosecuzione delle terapie.

DURATA DELL’IMPIANTO

Molti studi hanno dimostrato una sopravvivenza del 95% degli impianti anche a vent’anni di distanza dal primo intervento.

E’ comunque inevitabile a lunga distanza di tempo uno “scollamento” (o mobilizzazione) dei principali componenti della protesi (cotile e stelo) che provoca dolore all’anca protesizzata.

I controlli clinici e radiografici periodici dell’anca protesizzata sono utili per cogliere i primi segni di mobilizzazione ed impedire danni ossei che una protesi scollata può produrre con suoi movimenti.

In caso di mobilizzazione di una o di entrambe le componenti si può procedere alla loro rimozione e sostituzione con una nuova componente (intervento di revisione protesica). Per interventi di revisione complessa sono a disposizione del chirurgo ortopedico modelli protesici appositi per rimediare alla carenza di osso che impedisce l’impianto di una protesi tradizionale.

       Artroprotesi d’anca: radiografia di controllo a 19 anni dal suo impianto

1. COTILE integrato nell’osso acetabolare

2. INSERTO in polietilene fissato al cotile (il polietilene è identificabile dal filo in metallo incluso nel suo bordo dal momento che il materiale  radiotrasparente, non visibile ai raggi x)

3. TESTINA in ceramica, sferica, fissata sullo stelo

4. STELO protesico integrato nell’osso femorale

 

 

BIBLIOGRAFIA

  1. Archibeck MJ, Surdam JW, Shultz SC, Junick DW, White RE. Cementless total hip arthroplasty in patients 50 years or younger. J Arthroplasty 21: 476-483, 2006
  2. Beaulè PE, Dorey FJ, Hartley WT (2001) Survivorship analysis of cementless totatal hip arthroplasty in younger patients. J Bone Joint Surg 83A: 1590-1591, 2001
  3. Buoncristiano AM, Lawrence DD, Curtis J, Zhinan W. Cementless revision of total hip arthroplasty using the anatomic porous replacement revision prosthesis. J Arthroplasty 12 (4): 403-415, 1997 
  4. Callaghan JJ, Forest EE, Sporer SM, Goetz DD, Johnston RC Total hip arthroplasty in the young adult. Clin Orthop 344: 257-262, 1997
  5. Harris WH, Krushell RJ, Galante JO. Results of cementless revisions of total hip arthroplasties using the Harris-Galante prosthesis. Clin Orthop 235: 120-126, 1998
  6. Padgett DE, Kull L, Rosemberg A, Summer DR, Galante JO. Revision of the acetabular component without cement after total hip arthroplasty. J Bone Joint Surg 75-A: 663-673, 1993
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19 comments on “La protesi d’anca
  1. Prestini Susi ha detto:

    Buon giorno Dottore;il mio dolore al linguine,nonostante le pastiglie prese persiste.Giovedì ho la visita dal Dott. dell’INAIL. A titolo informativo saprebbe darmi qualche indicazione in merito all’intervento? Complimenti per il sito e cordiali saluti.

    • Fabrizio Rivera ha detto:

      Buongiorno,
      L’intervento di rimozione dei cerchiaggi metallici prevede un’incisione sulla pregressa cicatrice (di lunghezza minore), l’accesso alla faccia laterale del trocantere femorale e la rimozione del filo che sintetizzava il muscolo gluteo ai frammenti ossei dopo la frattura. In questo modo la muscolatura, libera da vincoli, potrà riprendere un’attività più fisiologica rispetto all’attuale, risolvendo la sintomatologia dolorosa dovuta alla contrattura.
      Grazie ed a presto.

  2. Giulia Bortoli ha detto:

    Buongiorno Dottore,
    a due mesi dall’intervento di endoprotesi effettuato su mia nonna di 80 anni, la stessa è fuoriuscita dalla sua sede (non si sa da quanto tempo in quanto la nonna non avvertiva forte dolore). I medici suggeriscono solamente la rimozione (in quanto non più possibile riposizionarla) perchè suggeriscono una malattia neurologica di rifiuto delle protesi. Non sono pertanto propensi a un nuovo impianto.
    Lei cosa suggerisce? E’ possibile la presenza di tale malattia neurologica? E se si, cos’è?
    Ringraziandola anticipatamente per una sua sollecita risposta, Le porgo cordiali saluti.

    • Fabrizio Rivera ha detto:

      Buonasera,
      in realtà non si tratta di una malattia da rifiuto della protesi ma probabilmente una malattia neurologica che causa la mancanza di collaborazione da parte di sua nonna. La lussazione dell’endoprotesi può essere causata da alcuni movimenti sbagliati da parte del paziente o dall’insufficienza di tono muscolare dei muscoli dell’anca.
      Cordiali Saluti

  3. Elisa ha detto:

    Buon giorno Dottore,
    mio padre ha una protesi all’anca da circa 3 anni. Vorrei sapere quali sono i rischi e i benefici di un intervento di rimozione del cerchiaggio metallico. La ringrazio anticipatamente e le porgo cordiali saluti

  4. erasmo ha detto:

    Egregio Dottore, 45 giorni fa, a causa di frattura al femore destro, sono stato sottoposto ad intervento di riduzione e sintesi frattura con chiodo CFN. Ad oggi sono al 3°ciclo di fisioterapia domiciliare e stavo già caricando provando a deambulare con un solo appoggio. l’ultima radiografia, di circa 5 giorni fa, dichiarava l’inizio di formazione di callo osseo. Purtroppo ieri scendendo le scale con doppio appoggio ho rischiato di cadere e per evitare la caduta ho esercitato molta forza con l’arto operato e ho anche fatto un movimento forse di torsione, che mi ha creato molto dolore muscolare e nella zona della frattura. allo stato il dolore si presenta solo se eseguo alcuni movimenti mentre se carico il mio peso da fermo sull’arto operato non sento nulla. purtroppo non riesco più a deambulare con un solo appoggio. mi sento come quando sono uscito dall’ospedale. devo aspettare qualche giorno o crede che un’ altra radiografia sia opportuna? scusi se ho usato questo argomento per inserire la mia domanda. la ringrazio fin d’ora e le auguro una felice pasqua.

  5. Claudia ha detto:

    Buongiorno Dottore, mia nonna di 92 aa. è stata ricoverata ieri sera per frattura scomposta al femore, ora l’hanno messa in trazione e pare che la operino lunedì.
    Ho letto da più fonti che la tempestività nell’intervento, che dovrebbe essere eseguito entro le 24 h, è un fattore primario per la buona ripresa del paziente. Sono quindi preoccupata del fatto che passeranno circa 4 gg.
    Mi può dare dei chiarimenti a riguardo?

    Grazie in anticipo e saluti.

    • Fabrizio Rivera ha detto:

      Buongiorno,
      spesso la tempestività è un fattore che dipende da molte variabili come le condizioni generali del paziente, la necessità di ulteriori indagini, la disponibilità di sale operatorie,… in bocca al lupo per sua nonna.
      Cordiali Saluti

  6. Sabrina ha detto:

    Egregio Dottore,
    mia nonna, 92 anni, è stata operata 4 settimane fa al femore. Le hanno fatto una protesi parziale non cementata.
    E’ tuttora in ospedale per la riabilitazone. Solo la scorsa settimana si sono accorti che faceva fatica ad appoggiare il piede a terra perche’ il piede a seguito dell’intervento è rimasto un po’ storto.
    Volevo chiedere se è possibile risolvere il problema con un plantare che l’aiuti ad appoggiare bene il piede a terra.
    Grazie e cordiali saluti

  7. luisa ha detto:

    egregio dottore, mia madre, ora 78enne, 4 anno fa a seguito di una caduta ha dovuto subire l’intervento per la frattura al collo femorale, l’intervento andato bene fu seguito da un mese di ricovero in una clinica riabilitativa, fu dimessa che camminava bene senza stampelle, la riabilitazione poi continuò a domicilio dove una fisioterapista dell’asl veniva un paio di volte a settimana e le faceva fare vari esercizi. In questo periodo, in seguito ad uno di questi esercizi mia mamma avvertì molto dolore, tanto da piangere, e per un paio di giorni ebbe anke la febbre, non ci facemmo caso, ma dopo un pò di tempo mia mamma cominciò ad avvertire dolore nella deambulazione ed ora non riesce a fare un passo senza stampella. Dopo vari consulti ci hanno detto che dovrebbe essere rioperata xkè nell’intervento le è stata impiantata una protesi piccola…ma mamma ha camminato bene per molto tempo dopo, potrebbe essere un movimento della fisioterapista ad aver causato qualche danno?grazie, marisa

  8. Francesca ha detto:

    buonasera dottore,ho una protesi totale di anca destra da quasi tre anni e da circa 10 giorni è comparso un forte bruciore nella parte esterna della coscia dx.
    Il mio medico curante mi ha consigliato massaggio con crema Celadrin e integratore Axin C due pastiglie al giorno.
    Vorrei un suo consiglio.
    Grazie
    Francesca

    • Fabrizio Rivera ha detto:

      Buongiorno,
      potrebbe trattarsi di una tendinite, se il dolore persiste occorre però un controllo clinico presso il suo ortopedico. Nel frattempo riposo e ghiaccio locale potrebbero risolvere il problema.
      Cordiali Saluti

  9. mario ha detto:

    Gent.dott. Sono stato operato all’anca destra per coxartrosi e moè stata impiantata una protesi standard. Tutto si è svolto benissimo.operazione e riabilitazione solo che dopo cinque mesi, in cui ho sempre effettuato gli esercizi a casa, ho iniziato ad avvertire un doloretto all’inguine per cui ho cessato la ginnastica. Inoltre, se cammino un pò più a lungo, avverto un indolenzimento dei muscoli posteriori della coscia che mi costringono a fermarmi per un pò. E’ un problema posturale oppure altro? L’anca non mi duole, ma i muscoli si. Grazie della risposta

    • Fabrizio Rivera ha detto:

      Buongiorno,
      probabilmente si tratta di un dolore di origine muscolare causato dall’adattamento della muscolatura alla nuova articolazione. Se il dolore dovesse persistere consiglio un controllo clinico presso il suo ortopedico.
      Cordiali Saluti

  10. Fabrizio Rivera ha detto:

    Buongiorno,
    no si tratta di normale disorientamento dei pazienti anziani da ospedale. L’adeguata terapia, l’idratazione ed il ritorno tra mure amiche risolveranno il problema.
    Cordiali saluti